L’operazione “Stige”, coordinata dalla DD di Catanzaro

Ha portato all’arresto di 169 persone, presunti affiliati e favoreggiatori della 'ndrangheta

ndrangheta

L’operazione “Stige”, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, che ha portato all’arresto di 169 persone, presunti affiliati e favoreggiatori della ndrangheta in Italia e Germania, ha svelato in modo inequivocabile una realtà in cui la ndrangheta non solo ha il controllo totale dell’economia di un intero territorio ma ha stretto un rapporto solidissimo con le pubbliche amministrazioni, in alcuni casi addirittura parte integrante del sodalizio criminale.
Siamo di fatto sconcertati dagli esiti dell’indagine condotta dal procuratore Gratteri che svelando le dinamiche mafiose di controllo del territorio ci mette di fronte ad una realtà che non pensavamo fosse marcia fino a questo punto.

L’azione della Procura distrettuale antimafia, da sola, non è sufficiente a sconfiggere un sistema che ha azzerato e distrutto qualunque dimensione democratica e la credibilità delle istituzioni. Da tanti anni sosteniamo che il connubio tra ndrangheta, massoneria, politica ed economia deviate ha eroso in modo pesante qualsiasi spiraglio di democrazia e legalità di questa nostra terra eppure mai nessuna seria e duratura azione di contrasto è stata messa in campo dalle competenti istituzioni dello Stato, tanto da ingenerare nella parte sana della nostra comunità un forte senso di frustrazione, impotenza ed isolamento.

Sono diversi gli interrogativi che scaturiscono da questa e dalle ultime vicende giudiziarie che hanno interessato questa provincia.

Ci chiediamo, infatti, come mai le importanti inchieste di questi ultimi mesi sono state portate a termine solamente dopo l’arrivo del procuratore Gratteri?

Ci chiediamo, in un territorio dove l’economia e le istituzioni sono evidentemente sottoposte ad un pesante controllo mafioso, come mai sino ad oggi non è stato possibile portare a termine indagini ed operazioni di simile rilevanza?

Ci chiediamo anche, apprendendo le notizie emerse in questi primi giorni successivi all’operazione “Stige”, con sgomento, come sia stato possibile che il Procuratore della Repubblica di Crotone abbia affermato in una intervista alla stampa che “Crotone è una bella città, sostanzialmente tranquilla e senza grande degrado. Più che di presenza di criminalità organizzata, parlerei di delinquenza spicciola, illegalità diffusa, entrambe dettate più che altro dalla mancanza di lavoro e dall’ignoranza”.

Ci chiediamo cosa hanno fatto sino ad oggi le altre forze dell’ordine deputate al contrasto alla ndrangheta nel nostro territorio?

Ci chiediamo come sia possibile che dopo la prima devastante indagine che ha scoperto le mani della ndrangheta sul CARA di Isola di Capo Rizzuto ed il successivo scioglimento del Comune di Isola di Capo Rizzuto le istituzioni locali e la politica poco o nulla abbiano fatto per comprendere pienamente cosa stava accadendo e proporre soluzioni ed iniziative per liberarci dal giogo della ndrangheta?

Pensiamo che sia necessaria una presa di coscienza ed una mobilitazione duratura dei cittadini della provincia di Crotone per riappropriarci del governo delle amministrazioni pubbliche e delle nostre

comunità e chiediamo al sindaco ed agli amministratori del Comune di Crotone così come ai sindaci ed agli amministratori degli altri Comuni della provincia crotonese: siete stati eletti con il voto ed il sostegno delle ndrine e della criminalità organizzata? avete subito e/o subite la pressione della ndrangheta per ottenere favori e denaro pubblico dagli enti da voi governati?

Analoghe domande è doveroso porre al Presidente della Giunta regionale ed alla sua Giunta.

Siamo ad un passaggio delicato della vita politica ed istituzionale della nostra regione e del nostro Paese. Tra pochet settimane saremo tutti chiamati ad eleggere il nuovo Parlamento della Repubblica che dovrà esprimere il prossimo Governo del nostro Paese. Con quale spirito affronteremo questa fase in Calabria laddove la dimensione democratica dei partiti politici è pressoché inesistente e la scelta delle candidature avviene secondo motivazioni quasi sempre sconosciute ai più in quanto legate a logiche clientelari e determinate spesso dal connubio tra ndrangheta, massoneria ed economia deviate?

Noi riteniamo che la maggior parte delle organizzazioni politiche, nella nostra regione, non abbiano al proprio interno gli anticorpi necessari per assolvere alle funzioni che la nostra Costituzione gli affida e crediamo che solo un controllo popolare ed autenticamente democratico possa costituire il pilastro sul quale avviare una vera lotta sociale alla ndrangheta, alla massoneria deviata, all’economia criminale e alla corruzione politica che possa liberare la nostra provincia e la nostra regione da una “montagna di merda” quale è la ndrangheta che ha relegato al sottosviluppo ed all’arretratezza economica e culturale la Calabria.

Affidiamo queste nostre riflessioni al massimo Organo dello Stato presente nella nostra realtà, il Prefetto, convinti di un suo impegno per sostenere la lotta di liberazione della società civile crotonese dall’oppressione mafiosa.

DA GIOVEDÌ POMERIGGIO ALLE 18.30 SAREMO IN ASSEMBLEA PERMANENTE PRESSO IL CIRCOLO ARCI “LE CENTO CITTÀ” (VIA SPIAGGIA DELLE FORCHE, 21) PER DISCUTERE SULLE FORME DI MOBILITAZIONE DA ADOTTARE FINO AL SIT-IN INDETTO PER MARTEDÌ 16 GENNAIO ALLE ORE 11.00 IN PIAZZA DELLA RESISTENZA A CROTONE, PER INCONTRARE TUTTI QUELLI CHE VORRANNO CONDIVIDERE QUESTA BATTAGLIA, PER COSTRUIRE L’ANTIMAFIA SOCIALE.

Il momento è difficile per tutti e richiede uno slancio di generosità ed uno sforzo collettivo. La mafia, coletti bianchi e le istituzioni colluse sono il nostro cappio al collo. Per questo chiediamo alla Crotone sana e democratica di mobilitarsi, scendere in piazza, discutere, costruire insieme un nuovo argine democratico alla barbarie della ‘ndrangheta e di tutta la società collusa.

APPUNTAMENTO A MARTEDÌ 16 GENNAIO ALLE ORE 11.00 IN PIAZZA DELLA RESISTENZA A CROTONE PER IL SIT-IN "NO NDRANGHETA"


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